Quali partite nell’Election Day italiano

L’estate sarà decisiva per capire quali pieghe prenderanno le principali questioni politiche. Potremmo avere delle sorprese…

È stato ribattezzato Election Day il primo appuntamento elettorale italiano post Covid-19. Oltre che per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, il 20 e 21 settembre si voterà in oltre 1000 comuni per le elezioni amministrative e in sette Regioni (Campania, Liguria, Veneto, Marche, Toscana, Puglia e Valle d’Aosta) per l’elezione dei Presidenti.

Il centrodestra ha trovato un accordo sui nomi dei governatori, la maggioranza giallorossa invece è divisa: il dialogo tra Pd e 5 Stelle ha portato – a oggi – a un nulla di fatto in quasi tutte le regioni, ad eccezione della Liguria, dove le trattative sul candidato però restano complesse.

In Veneto, l’esito della sfida appare scontato. Il leghista Luca Zaia, governatore da 10 anni, gode di un consenso molto forte (oltre il 60%). Contro di lui, i giallorossi si presentano divisi: i dem sono con il vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni, mente il M5S si affida all’imprenditore Enrico Cappelletti.

Anche quella della Campania sembra un’elezione senza storia. In campo per il centrosinistra c’è Vincenzo De Luca, vera star durante il lockdown. Il governatore uscente ha riguadagnato tutto il consenso perduto negli anni precedenti ed è indicato sicuro vincitore nei sondaggi. Secondo Winpoll-Arcadial’esponente dem avrebbe il 65% dei consensi contro il 21,9% del candidato del centrodestra Stefano Caldoro e l’11% di Valeria Ciarambino del M5S.

Le Regioni molto incerte sono tre. Nella Marche, c’è un testa a testa tra l’esponente di Fratelli d’Italia, Francesco Acquaroli, e il rivale di centrosinistra, Maurizio Mangialardi. In Puglia, tra il dem Michele Emiliano e Raffaele Fitto. In Toscana, il candidato Presidente del centrosinistra Eugenio Giani è in vantaggio sulla leghista Susanna Ceccardi, ma la partita non sembra essere chiusa.

In Liguria, il governatore uscente di centrodestra Giovanni Toti appare in vantaggio, anche perché Pd e Movimento 5 Stelle non hanno ancora trovato un nome che li metta d’accordo.

Le partite in gioco sono molteplici:

  • la tenuta, nelle amministrazioni locali, di una difficile alleanza sul piano nazionale. Dai dati che abbiamo visto, non sembra che avremo sviluppata l’alleanza Pd-5 Stelle. Un indirizzo diverso, con candidati unici in tutte le principali regioni, avrebbe certamente rafforzato il Governo… ma così non sarà;
  • l’avanzata del centro-destra: i tre partner di centrodestra continueranno ad avanzare o segneranno una battuta d’arresto? E come si rimescoleranno le carte all’interno della coalizione? Semplice travaso di voti da Lega a Fratelli d’Italia?
  • si formerà un terzo polo di centro, liberal-democratico, ambientalista, riformista? Non sembra che le leadership dei tre movimenti – possibili protagonisti di un’integrazione al centro – abbiano voglia di procedere. CalendaBonino e Renzi ci proveranno timidamente in Puglia, ma useranno questo appuntamento elettorale più per contarsi e individuare referenti locali che per programmare future convergenze;
  • i nuovi Governi locali saranno interlocutori fondamentali del Governo centrale per direzionare le straordinarie risorse che l’Europa sta per depositare sui nostri tavoli. E questa sembra essere la partita più importante per le future generazioni.

L’estate sarà decisiva per capire quali pieghe prenderanno tutte queste questioni. Potremmo avere delle sorprese…