Il Vicepresidente Usa viene a Roma soprattutto per incontrare il Papa. Ma ci sono anche gli Italiani, non proprio allineati…
Toccata e fuga per Mike Pence a Roma.
Venerdì, il vice Presidente americano ha fatto tappa in Italia, di ritorno da Gerusalemme, dove ha partecipato a una commemorazione per le vittime di Auschwitz.
A Roma, Pence ha incontrato prima Papa Francesco e poi le più alte cariche dello Stato italiano.
Nel corso dell’udienza papale nel Palazzo Apostolico vaticano, si è parlato fra le altre cose della situazione in Iraq e della crisi in Venezuela, ha riferito il numero due della Casa Bianca. “È stato un grande privilegio per me passare del tempo con Papa Francesco e di poterlo fare nel giorno in cui centinaia di migliaia di americani sono giunti a Washington per manifestare a favore del diritto alla vita”, ha aggiunto Pence facendo riferimento alla “March for Life”. L’udienza papale si è svolta nello stesso giorno in cui Donald Trump ha partecipato a una grande manifestazione contro l’aborto nella capitale americana, diventando il primo Presidente in carica a partecipare a un evento pro-life (non lo avevano fatto né Bush né Reagan). “I non nati non hanno mai avuto alla Casa Bianca un difensore così forte come me”, ha dichiarato Trump oltreoceano.
Nel pomeriggio, Mike Pence è invece salito al Quirinale per un colloquio con il Presidente Mattarella e poi ha incontrato il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Oltre dell’attualità internazionale, si è parlato ancora di dazi. Sia Mattarella sia Conte si sono detti fiduciosi che Washington e Bruxelles riusciranno a trovare un accordo dopo la vicenda Airbus, evitando nuovi dazi che potrebbero colpire pesantemente anche le nostre esportazioni, soprattutto nel settore agroalimentare. Il Presidente italiano ha voluto sottolineare come la guerra commerciale tra Usa e Ue metta a rischio la solidità della stessa Nato. “I dazi sono uno strumento obsoleto che rischia di attenuare la solidarietà transatlantica” ha dichiarato Mattarella al termine del colloquio.
L’incontro ha evidenziato più le differenze che le intese. È risultato chiaro che Pence intendesse portarsi a casa soprattutto il colloquio con il Papa, da servire ai sostenitori cattolici di Trump (come la madre stessa di Pence). Non poteva però evitare gli incontri con le istituzioni italiane, con le quali i nodi sono venuti al pettine:
- abbiamo chiesto più coordinamento preventivo negli scenari di crisi. L’omicidio di Suleimani ha messo a rischio quasi mille militari italiani di stanza in Iraq, secondo contingente più numeroso dopo gli Usa;
- abbiamo sottolineato come il passaggio dal multilateralismo in campo commerciale al bilateralismo ad escludendum non è foriero di nulla di buono. La tensione commerciale rischia di alimentare anche tensioni politiche, che noi europei non intendiamo assecondare;
- dopo Berlino, abbiamo evidenziato agli alleati americani che non possono non assumersi la responsabilità di indurre il Generale Haftar a più miti consigli.
In definitiva, Pence torna a casa con un cahier de doleance corposo…