I cosiddetti corpi intermedi stanno dando da quasi due mesi l’ennesima dimostrazione di non avere la capacità di contribuire a modernizzare il Paese e la società. Preferiscono sempre difendere indifendibili status quo
Ancora proteste in Francia. Un gruppetto di manifestanti venerdì sera ha cercato di entrare al teatro parigino Bouffes du Nord, dove il Presidente francese Emmanuel Macron e sua moglie stavano assistendo a uno spettacolo, mentre, nella stessa giornata, altri manifestanti hanno bloccato l’ingresso di turisti alla piramide del Louvre. Prosegue, con meno vigore, la più lunga protesta francese dal dopoguerra, che da mesi porta la gente in piazza per protestare contro la riforma del sistema di pensioni voluta da Emmanuel Macron.
La Francia è uno dei Paesi europei in cui, in media, si va in pensione prima, con retribuzioni più alte, ma dove le differenze tra i pensionati sono molte. Per questo motivo, l’amministrazione francese ha cercato di riformare il sistema, proponendo una gestione unica e un metodo di calcolo (a punti) uguale per tutti i lavoratori, anche con l’intento di mettere fine ai privilegi di alcune categorie ultraprotette. Fra queste, sicuramente i macchinisti della Scnf (le ferrovie di Stato francesi) che possono andare in pensione anche a 50 anni, a fronte di una media nazionale di 62 e il cui sciopero è costato finora la cifra record di quasi un miliardo di euro ai contribuenti.
I regimi speciali riguardano in realtà una minoranza assoluta della popolazione: circa 700.000 persone, ossia il 4% della popolazione attiva. Eppure, è proprio da questa minoranza che proviene una parte importante del deficit del sistema pensionistico nazionale, il cui contenimento è un altro obiettivo importante della riforma.
Intanto, per andare incontro a una domanda della Cfdt (Confédération française démocratique du travail, uno dei più grandi sindacati nazionali), il Governo ha sospeso l’introduzione della soglia dei 64 anni, più alta dell’età minima, confermata a 62 anni, per poter ottenere il trattamento pensionistico a pieno, e ha aperto un tavolo di trattative con sindacati e padronato. Questi hanno però fin dal primo giorno sottolineato che non si sarebbero nemmeno seduti a questo tavolo se la riforma avesse previsto, pure se solo in bozza – un incremento dell’età pensionabile. Ma di cosa dovrebbe occuparsi una riforma delle pensioni se non di questo? La riforma si è resa infatti necessaria, in Francia come in altri sistemi di welfare di Paesi occidentali, proprio a causa della oggettiva insostenibilità del sistema.
La legge sarà adottata in Consiglio dei Ministri il 24 gennaio (per quel giorno è già stata convocata un’altra giornata di protesta) e poi il testo passerà all’esame del Parlamento.
Dal 5 dicembre, chiunque viva a Parigi ha sperimentato giornate da incubo: impossibile recarsi al lavoro a meno di scazzottate con migliaia di persone che si accalcavano sull’unica linea di metropolitana (non sempre) funzionante. Una paralisi di ormai quasi due mesi, che ha allontanato turisti, commercio, paralizzato consumi e investimenti. Un disastro sociale ed economico. Questo Presidente sarà anche antipatico, ma mi paiono ingiustificabili queste pulsioni di un pezzo minoritario della società francese, incapace di autoriformarsi e di accettare il mondo che cambia. Ma come mai la maggioranza dei Francesi sembra addirittura solidale con questa deriva? Quale futuro hanno in mente per i propri figli?
Intanto, la guerra continua…