L’ultima primavera araba

La democrazia tunisina è a rischio. Dov’è Bruxelles?

La Tunisia deve ritrovare rapidamente la “strada della democrazia”. Sabato, in una lunga telefonata, Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, ha esortato il Presidente tunisino Kais Saied a formare rapidamente un nuovo Governo e a garantire il tempestivo ritorno del Parlamento eletto. Il 25 luglio scorso, Saied ha congelato i lavori dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo per 30 giorni, dopo aver rimosso il premier, il Ministro della Giustizia e quello della Difesa e licenziato vari alti funzionari, governatori e sindaci, inviando l’esercito a presidiare i principali palazzi del potere. Il Presidente tunisino ha inoltre imposto all’intera nazione un coprifuoco dalle 18 alle 7 (ridotto, da ieri, di 4 ore), vietando tutti gli assembramenti con più di tre persone “fino a nuovo ordine”.

Nel frattempo, mercoledì 28 luglio, la procura generale ha comunicato l’apertura di un’inchiesta giudiziaria sui finanziamenti illeciti alle campagne elettorali dei principali partiti politici tra cui Ennahda, la formazione islamista moderata, e Qalb Tounes, il partito fondato dal magnate Nabil Karoui.

Con la battaglia anti-corruzione, Saied giustifica lo stato d’eccezione in cui è piombato il Paese e l’invocazione dell’articolo 80, che consente al Presidente misure eccezionali in caso di “pericolo imminente”. La sospensione dell’Assemblea dei Rappresentanti del Popolo, in realtà, dovrebbe essere ratificata dalla Corte costituzionale, ma i parlamentari non sono mai riusciti a nominarla.

I vertici di Ennahda, primo partito per numero di seggi in Parlamento, hanno accusato Saied di aver dato il via a un colpo di Stato, mentre il Presidente ha ribadito di aver applicato la Costituzione e ha avvertito che qualsiasi tentativo di rivolta avrebbe in risposta una “pioggia di proiettili”.

Professore di diritto, Kais Saied ha vinto le elezioni presidenziali del 2019 da indipendente, con una campagna elettorale durissima contro la corruzione e l’inefficienza della classe politica. Il neo-Presidente non ha mai nascosto di voler cambiare profondamente la democrazia tunisina (negli ultimi mesi ha rivendicato per se il controllo dell’esercito e di tutti gli apparati di sicurezza dello Stato).

Mentre il Paese è a un passo dal default economico e nel mezzo di una crisi sanitaria pesantissima, è difficile azzardare una previsione sull’evoluzione della situazione politica. Il 27 agosto scadranno i provvedimenti d’emergenza, c’è un mese di tempo per evitare una possibile guerra civile.

L’eredità più fulgida delle primavere arabe è seriamente in pericolo. Dov’è l’Unione europea? La vorremmo protagonista per stimolare la ripresa del dialogo e il ripristino delle libertà democratiche. Bruxelles, batti un colpo!