L’esperimento giallo-rosso

È in corso un tentativo genuino di sintesi politica tra Pd e 5 Stelle. Primo test in Umbria

Le prossime elezioni regionali in Umbria costituiscono un primo banco di prova della compatibilità politica tra i due nuovi alleati di Governo. In realtà, già il fatto che si presentino insieme costituisce una conferma di una sintesi politica più naturale di quella giallo-verde, che non ha mai nemmeno ipotizzato liste comuni.

Nicola Zingaretti l’ha detto chiaramente: nel futuro ci sono i 5 Stelle. Il segretario Dem è alla ricerca di un’intesa strutturata e possibilmente duratura con i pentastellati, non gli basta un’alleanza contro la Lega. “Non si può governare insieme avendo come unico motivo quello di resistere, essere contro Salvini e le sue idee” ha dichiarato Zingaretti alla direzione PD, aggiungendo “queste due forze insieme rappresentano il 40% dell’elettorato italiano.”

Una piccola rivoluzione, non facilissima da mettere in pratica. Prima di tutto, per le resistenze interne (Orfiniani contrarissimi, ex-Renziani più attendisti) e poi per lo scetticismo (tattico?) di Luigi di Maio che, nonostante il via libera di Grillo, nicchia. Questa strada però sembra l’unica percorribile, se il Pd vuole avere una proposta di Governo per il prossimo giro politico e qualche possibilità di successo anche alle amministrative.

Il prossimo appuntamento è l’Umbria, dove l’intesa è stata raggiunta last minute (a cinque giorni dalla chiusura delle liste). La strada qui si preannuncia già un po’ in salita per il candidato giallorosso Vincenzo Bianconi.

In primis, perché queste elezioni sono state anticipate a causa dello scandalo dei concorsi truccati nella sanità, che ha portato alle dimissioni della Governatrice Pd Catiuscia Marini e poi perché Bianconi stesso è finito nella bufera. Il Corriere dell’Umbria ha pubblicato in esclusiva documenti e dichiarazioni del sindaco di Norcia che dimostrerebbero che l’80% dei fondi destinati alla ricostruzione della città sono andati alle sue aziende. Bianconi si è difeso strenuamente: “Dire falsità porta a una campagna elettorale sporca, è un’offesa per la mia famiglia, che si è indebitata per la ricostruzione.”

Sulla vicenda non c’è alcuna indagine della magistratura, ma la campagna elettorale ha preso una brutta piega.

E questa vicenda conferma una volta di più quanto abbiamo sottolineato per il caso Goulard: il pauperismo imperante induce a sospettare di chiunque abbia svolto una qualche attività di minimo successo.

Riflettiamo, gente, riflettiamo…