La più grande immissione di liquidità nel sistema di Europa e Stati Uniti è una chance da non sprecare
Come era prevedibile, gli effetti negativi del lockdown sulle economie dei Paesi europei sono emersi in tutta la loro forza nel secondo trimestre del 2020. Le stime flash di Eurostat hanno fornito un panorama abbastanza critico. Se nel primo trimestre il Pil era sceso del 3,6% nell’Eurozona e del 3,2% nell’Ue a 27, nel secondo il Pil è sceso del 12,1% nell’area euro e dell’11,9% nell’Ue nel suo insieme.
Tra gli Stati membri per i quali sono disponibili i dati, la Spagna (-18,5%) ha registrato il calo maggiore rispetto al trimestre precedente.
L’Insee (l’Istat francese) ha pubblicato i dati per la Francia, che mostrano “il più forte calo registrato dopo la seconda guerra mondiale”: -13,8%. Il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire ha commentato che i dati attesi erano anche peggiori e che questa è “la prova che l’azione politica è stata efficace”.
Nel resto d’Europa si registra: -14,1% del Portogallo, -12,2% del Belgio, -10,1% della Germania e -10,7% dell’Austria.
Anche i dati della Svezia non sono buoni: nonostante le misure contenitive per frenare la diffusione del Covid-19 siano state molto meno severe che altrove, si prevede un -6,1% nel 2020.
Male anche l’Italia. Nel secondo trimestre di quest’anno, si stima che il prodotto interno lordo sia diminuito del 12,4% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% in termini tendenziali.
Dalla tavole dell’Istat emerge che il valore del Pil italiano si è ridotto di oltre 50 miliardi in tre mesi. “La caduta del Pil si colloca all’interno di un contesto internazionale dove le principali economie registrano riduzioni di analoga portata a causa del diffondersi della pandemia” ha ribadito l’Istat confrontando i dati italiani. Soltanto ieri, gli Stati Uniti hanno pubblicato un crollo record del 32,9% del Pil nel secondo trimestre.
Quali dunque le prospettive per il futuro con questi dati drammatici? I risultati del trimestre sono effettivamente da brividi, anche se non peggiori di molte previsioni circolate in queste settimane. Noi classe dirigente della nostra generazione abbiamo forse l’ultima occasione di lasciare ai nostri figli un mondo migliore – più moderno, meglio interconnesso, più efficiente – di quello che abbiamo ereditato e trasformato male fino ad oggi.
Godremo infatti nei prossimi due anni della più grande iniezione di liquidità nel sistema che mai si ricordi dalla Seconda guerra mondiale. Dobbiamo usarla per risanare un mai decollato rapporto pubblico-privato; per creare una società più hi-tech; per migliorare i nostri standard green; per finanziare nuove idee, progetti ambiziosi, infrastrutture avveniristiche.
Mettiamoci all’opera!