Centomila russi in piazza e la comunità internazionale si stanno mobilitando per chiedere la liberazione dell’attivista russo. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha stigmatizzato i 3mila arresti come “politici e contro la libertà di espressione”. La leader sui social è la figlia ventenne Dasha
Più di tremila sono le persone arrestate sabato in Russia per aver partecipato a manifestazioni di protesta, in oltre 80 città, contro l’arresto di Alexei Navalny: molte delle 100mila persone nelle strade hanno agitato gli scopini del wc, ironizzando sulla lussuosa villa, in costruzione sul Mar Nero, che apparterrebbe a Putin.
Il dissidente russo era stato arrestato domenica, al rientro dalla Germania, dove era stato curato nei mesi scorsi per avvelenamento da agente nervino, un composto chimico altamente tossico.
Il 20 agosto scorso Navalny collassò mentre si trovava su un aereo partito dalla Siberia e diretto a Mosca; trasportato in seguito a Berlino, dopo un periodo trascorso in coma, ha recuperato la salute e preso la decisione di tornare nel suo Paese. Diversi Governi hanno accusato i servizi segreti russi per l’avvelenamento dell’oppositore; in effetti, l’agente nervino usato contro Navalny è stato individuato come una nuova variante del Novichok, una tossina di produzione russa. Il Governo di Mosca ha comunque sempre negato ogni addebito.
Segretario del Partito del Progresso, Navalny è noto per le sue campagne anti-corruzione ed è finito più volte in carcere per le sue battaglie politiche. Proprio a causa dei suoi precedenti penali, gli è sempre stata negata dalle autorità russe la possibilità di candidarsi alle elezioni. A novembre 2018, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Russia al risarcimento di 50mila euro per danni morali e materiali, per i molteplici arresti ritenuti “politici, contro la libertà di espressione e privi di una reale motivazione”.
“Questo è il giorno più bello degli ultimi cinque mesi”, ha dichiarato il giornalista rientrando in Russia, dove è stato immediatamente arrestato per la mancata comparizione a un’udienza per una condanna ricevuta nel 2014. “Scendete in piazza, è di questo che hanno paura” – ha detto Navalny ai suoi sostenitori nel giorno dell’arresto – “Non fatelo per me, ma per il vostro futuro”.
Dopo aver esortato la gente a manifestare, il secondo passo del giornalista russo è stato quello pubblicare, tramite il suo gruppo di lavoro, un video visto da più di 60 milioni di persone che denuncia la costruzione di una lussuosa residenza sul Mar Nero (hanno impressionato gli scopini del wc, ostentatamente lussuosi), che Vladimir Putin avrebbe finanziato tramite quella che Navalny definisce “la tangente più grande” della storia.
Dunque Navalny è tornato per lottare. “Voglio farvi sapere che non ho nessuna intenzione di togliermi la vita e che sono stabile mentalmente”, ha dichiarato tramite il suo avvocato.
Due donne coraggiose al suo fianco: la moglie Yulia, che lo ha assistito nella ripresa dall’avvelenamento e che non ha esitato a farsi arrestare con lui. E la figlia ventenne Dasha, che su TikTok e Tinder coinvolge migliaia di giovani della sua generazione nella richiesta di democrazia.
Intanto, sono state diverse le reazioni nel mondo, all’arresto dell’attivista e dei suoi sostenitori. “Seguo gli eventi in corso in Russia con preoccupazione. Deploro le detenzioni” dei manifestanti da parte della polizia, “l’uso sproporzionato della forza, l’interruzione delle connessioni internet e delle reti telefoniche”, ha scritto su Twitter l’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borell.
Per la prima volta, forse, lo Zar sembra superato dai tempi…