Caro Commissario Arcuri, perché non compriamo i brevetti e moltiplichiamo gli stabilimenti produttivi?
L’Agenzia Europea del Farmaco (Ema) ha dato il semaforo verde a un altro vaccino: sviluppato dall’università di Oxford, è prodotto dalla casa farmaceutica AstraZeneca. Secondo i dati forniti all’Ema, il vaccino ha un’efficacia del 60%, quindi minore rispetto a Pfizer e Moderna, ma ha un sistema di conservazione più semplice, dato che non richiede temperature molto basse.
Nonostante il via libera, resta alta la tensione tra la Ue e AstraZeneca, dopo che la società anglo-svedese ha dichiarato che consegnerà un quantitativo di dosi inferiori alle attese nel primo trimestre dell’anno. Bruxelles ha prenotato alla società uno stock di 400 milioni di dosi. La Commissione ha voluto sottolineare i 336 milioni di euro stanziati per finanziare il rischio d’impresa: “Abbiamo anticipato un investimento per ottenere un impegno vincolante della compagnia a produrre in anticipo, prima di ottenere l’autorizzazione. Non essere in grado di assicurare la necessaria capacità produttiva è contrario alla lettera e allo spirito del nostro accordo”, ha dichiarato la commissaria alla Salute Stella Kyriakides.
Ieri, Ursula von der Leyen ha tenuto una conferenza con le compagnie produttrici di vaccini a proposito dei ritardi nelle consegne. Dopo quelli già annunciati da Pfizer e AstraZeneca, anche Moderna ha fatto sapere che la prossima settimana fornirà il 20% di dosi in meno.
Nel momento di massima tensione tra Governi europei e aziende farmaceutiche, l’Italia ha deciso di andare avanti nello sviluppo di un proprio vaccino. Il consiglio di amministrazione di Invitalia, l’agenzia governativa dedicata allo sviluppo di progetti industriali, investirà 81 milioni di euro nella società farmaceutica Reithera. Invitalia entrerà direttamente nella proprietà dell’azienda, acquisendo una partecipazione del 30% del capitale della società. Il resto del finanziamento prevede 41,2 milioni di euro a fondo perduto e altri 7,8 milioni di euro come finanziamento agevolato.
Come il Governo tedesco, che ha finanziato BioNTech con centinaia di milioni di euro, e quello americano, che ha messo in piedi l’operazione Warp Speed, anche il nostro Governo ha deciso di investire in un settore ad alto tasso di innovazione come la ricerca farmaceutica. “La produzione italiana di vaccini andrà ad aggiungersi a quelle realizzate all’estero, rafforzando la capacità di risposta nazionale alla pandemia e accelerando così l’uscita dalla crisi” ha dichiarato Domenico Arcuri.
Il vaccino Reithera ha superato poche settimane fa la fase 1 della sperimentazione, quella in cui si valuta la sicurezza e la capacità di stimolare una risposta immunitaria e, se i test di sicurezza e di efficacia andranno altrettanto bene, le fasi 2 e 3 dovrebbero concludersi a giugno. Rispetto ai vaccini Pfizer e Moderna, il vaccino Reithera richiede un’unica dose e può essere conservato in un normale frigorifero. La facilità di somministrazione potrebbe rivelarsi decisiva nell’efficacia della campagna vaccinale.
Insomma, gli accordi stipulati in anticipo dall’Unione europea mostrano la corda, tanto che Bruxelles sembra favorire e incoraggiare strade nazionali, per evitare impasse drammatiche. Senza elaborare teoremi dietrologici, che non ci sono mai piaciuti, tuttavia dobbiamo ammettere che il rapporto tra Committenza pubblica e grandi case farmaceutiche non ha funzionato appieno, in questa delicatissima fase nella quale l’efficacia delle campagne vaccinali può salvare vite ed evitare danni economici maggiori. E allora, ci chiediamo e lo chiediamo al Commissario Arcuri: benissimo l’acquisizione di quote di società di produzione di vaccini, con effetti a medio termine. Ma perché i Governi (e dunque anche quello italiano) non si accordano con le singole società per cedere i brevetti a stabilimenti produttivi ulteriori, a titolo oneroso, così da garantirci contro difficoltà degli impianti produttivi di stare dietro a una esigenza eccezionale come quella che stiamo vivendo? Per quanto possa costare una simile cessione di brevetti, sarà sempre una cifra inferiore al danno che ogni giorno di ritardo della campagna vaccinale causa alla nostra salute, non solo fisica, ma anche mentale, per non parlare delle nostre economie ormai allo stremo.