La fase 2 di Giuseppi

Ma c’è anche Colao e il suo team di esperti che ci dà speranza. È il momento del coraggio della politica, dopo la competenza dei medici

“Il motore del Paese deve ripartire, ma serve un piano articolato”.

Nella sua informativa al Parlamento, Giuseppe Conte ha affrontato ieri il tema delle riaperture e della fine dell’isolamento a casa, per tutti gli Italiani. “Si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l’integrità del nostro tessuto produttivo” ha ribadito il premier alla Camere.

“Stiamo elaborando un programma di progressive riaperture che sia omogeneo su base nazionale e che ci consenta di riaprire buona parte delle attività produttive e anche commerciali, tenendo sotto controllo la curva del contagio, che”, ha continuato Conte, “vogliamo sia commisurata alla ricettività delle strutture ospedaliere delle aeree di riferimento”.

Tutte le regioni dunque ricominceranno insieme. Nei giorni precedenti era circolata l’ipotesi di una riapertura modulata sul numero dei contagi, dal momento che tra le varie regioni la situazione è radicalmente diversa. Sono 960 i nuovi positivi certificati da tampone nella giornata di ieri in Lombardia, 408 dei quali nella sola Città Metropolitana di Milano, mentre Umbria, Basilicata, Calabria e Valle d’Aosta hanno registrato contagio zero.

Mentre in Francia e in Germania la ripartenza è stata già programmata, in base alla rilevanza dei settori, delle condizioni di sicurezza, ma anche in base alle diverse situazioni territoriali, in Italia si procede molto a rilento immersi in un clima di rissa costante tra Governo opposizione, tra Governo e Regioni, ma anche tra i diversi Governatori. Vincenzo De Luca dalla Campania si è detto pronto a chiudere “i confini” ai cittadini del nord, se dovessero aprire troppo presto.

Conte ha promesso entro la fine della settimana un piano dettagliato: “Terremo conto delle differenze tra i territori, ma nessuna divisione. Mi piacerebbe poter dire riapriamo tutto subito, ma sarebbe irresponsabile”.

Il virus però potrebbe sparire a macchia di leopardo, come dimostrano le statistiche di questi giorni; un’unica medicina uguale per tutti rischia dunque di essere una dose troppo piccola per il nord e una eccessiva per il sud.

Noi confidiamo che la Commissione Colao, composta di personalità di primissimo piano, possa illuminare il premier per una ripresa graduale ma decisa, proporzionata ai numeri di ciascun territorio.

Far ripartire prima le regioni i cui numeri lo consentono può costituire un incoraggiamento umano e psicologico anche per quelle città che più hanno sofferto il contagio, anche in termini di vite umane.

E dal punto di vista economico, è nell’interesse anche delle produzioni lombarde se i consumatori meridionali riprendono graduale fiducia e reddito per poter sostenere il mercato, una volta a pieno regime la fase 2.

Caro Giuseppi, conserva le energie negoziali per Bruxelles. In Italia, è venuto il momento delle scelte coraggiose.