Sánchez prova a riportare la questione catalana su un tavolo di buon senso. Ma il nuovo Governo di Barcellona non si fida
Sul tavolo del premier spagnolo Pedro Sánchez si riaffaccia la questione dell’indipendentismo catalano.
Con l’insediamento del nuovo Governo di Barcellona, presieduto da Pere Aragonés della formazione di sinistra indipendentista Ezquerra Republicana, si è riaperta la questione degli attivisti incarcerati dopo il referendum secessionista del 2017. Senza valore, secondo il tribunale costituzionale, la consultazione fu osteggiata pesantemente dall’allora premier Manuel Rajoy, che destituì l’esecutivo catalano e commissariò la comunità che si era ribellata all’autorità di Madrid.
I leader indipendentisti, tra cui c’è l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras, dopo un processo lungo quasi due anni, sono stati giudicati colpevoli di sedizione (con pene fino a 13 anni) e malversazione, per aver investito denaro in una consultazione incostituzionale.
Il premier spagnolo Pedro Sánchez, appellandosi a valori di “concordia” e “comprensione” e alla necessità di “voltare pagina”, ha espresso chiaramente la sua intenzione di concedere l’indulto, una misura che formalmente è il Re a dover accordare, ma che deve in realtà essere approvata dal Consiglio dei Ministri. Sánchez, da Bruxelles, ha detto che “la vendetta non è un valore costituzionale”, riferendosi alla reazione accesissima dei leader di destra (e non solo).
Le parole del premier spagnolo, come prevedibile, hanno infatti scatenato il putiferio. Contrarissimi a destra Partito popolare, Ciudadanos e gli estremisti di Vox, ma anche diversi esponenti dell’indipendentismo, che avvertono che l’indulto disarmerebbe politicamente l’indipendentismo. I partiti indipendentisti catalani chiedevano infatti l’amnistia, cioè la cancellazione del reato (che però richiede una legge) mentre l’indulto cancellerebbe solo le pene detentive.
Aragonés, si è detto invece disponibile al dialogo sottolineando che “qualsiasi misura che alleggerisca la situazione dei prigionieri” sarebbe un passo in avanti. Favorevoli all’indulto anche la sindaca di Barcellona Ada Colau e l’ex Presidente Jose Luis Rodriguez Zapatero, che ha dichiarato sia necessario agire “pensando all’interesse generale a lungo termine”.
Intanto, la Corte Suprema spagnola ha espresso un parere negativo alla concessione dell’indulto. Una delle basi di questa misura è che ci sia pentimento da parte dei condannati, che nei fatti non si è verificato. Il testo della Corte Suprema non è vincolante; tuttavia, secondo quanto spiega El País, l’opposizione dell’Alta Corte consentirà che sia possibile concedere solo un indulto parziale. La palla torna adesso al Governo. Le opzioni di Sánchez sono due: ridurre la pena o commutarla.
Noi di eastwest avevamo espresso fin dall’inizio forti dubbi sull’impianto valoriale della protesta indipendentista catalana, sembrata più il risultato di una somma di egoismi di una borghesia ricca che non l’anelito di libertà di un popolo che certo non può considerarsi oppresso… E la proposta di Sánchez ci sembra equilibrata e adatta a chiudere civilmente una pagina non esemplare della storia recente della costruzione della Spagna del terzo millennio.