In Libano, Usa e Ue i grandi assenti

Incredibile che in Libano si stiano ripetendo le stesse contrapposizioni e gli stessi protagonismi che si stanno sviluppando in Libia. Storie parallele…

Una manifestazione immensa sabato ha invaso le strade di Beirut. Una folla inferocita ha assaltato le sedi di quattro Ministeri e, dopo aver provato a entrare anche in Parlamento, ha dato alle fiamme l’Associazione della Banche del Libano. Il bilancio parla di un poliziotto morto e oltre 700 feriti. Mentre i vertici istituzionali continuano a non decidere, la sfiducia popolare è alle stelle. I simboli del potere bruciano: i ritratti ufficiali del Presidente cristiano Michel Aoun sono stati distrutti, sulla Piazza dei Martiri troneggia un manichino del leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah, impiccato.

Il premier Hassan Diab promette che la verità sull’esplosione che ha distrutto il porto di Beirut e ucciso quasi 200 persone verrà fuori presto. 2750 tonnellate di nitrato di ammonio hanno raso al suolo il porto della capitale libanese, facendo detonare una rivolta che parte da lontano.

La proteste sono iniziate a ottobre del 2019. Ingenti manifestazioni hanno portato alle dimissioni del premier Hariri, sostituito con il tecnocrate Hassan Diab. I manifestanti chiedevano la rimozione in blocco della classe politica corrotta e un Governo tecnico per riformare il Paese. La situazione invece nel frattempo è precipitata: inflazione, svalutazione della moneta, poi la bancarotta. Il Paese è allo sbando e alla crisi economica si è aggiunta quella sanitaria con il Covid.

I manifestanti adesso sono molto più numerosi, nonostante l’epidemia. La sensazione è quella del tutti contro tutti. Molti chiedono una commissione internazionale d’inchiesta su quello che è accaduto al porto. Mentre il Governo inizia a perdere i primi pezzi (ieri si è dimessa la Ministra dell’Informazione libanese, Manal Abdul Samad), arrivano gli aiuti internazionali.

Il Presidente francese Emmanuel Macron, che ha visitato Beirut due giorni dopo l’esplosione che ha devastato la città, ha organizzato con le Nazioni Unite una conferenza internazionale – a cui partecipa anche l’amministrazione americana – per raccogliere tutti gli aiuti. Sostegno è arrivato anche dalla Lega Araba, dalla Turchia e dalla Russia.

Una partita analoga a quella che si sta svolgendo in Libia sembra dunque accendersi in Libano: i contendenti sono gli stessi, ma soprattutto gli assenti sono identici. Unione europea e Stati Uniti non hanno alcun ruolo e la Francia prova a giocare addirittura fuori dagli schemi comunitari, come ha già provato a fare a Tripoli, con esiti disastrosi.

Bruxelles, battiamo un colpo!