Le istituzioni europee sono le uniche che sembrano avere l’autorevolezza per chiedere il rispetto dei diritti umani. Anche bacchettando il Presidente Macron…
Venerdì il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale esorta gli Stati membri Ue ad adottare misure restrittive nei confronti dell’Egitto in considerazione delle gravi violazioni dei diritti umani.
“La situazione dei diritti umani in Egitto ha continuato a peggiorare, mentre le autorità intensificano la repressione nei confronti della società civile, dei difensori dei diritti umani, degli operatori sanitari, dei giornalisti, dei membri dell’opposizione, degli accademici e degli avvocati”, ha affermato il Parlamento nel documento.
La risoluzione esorta inoltre gli Stati Ue a non “dare premi ai leader responsabili di violazioni dei diritti umani”, un chiaro riferimento all’iniziativa del Presidente francese Emmanuel Macron della scorsa settimana, quando ha insignito il Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi con la Gran Croce della Legion d’Onore francese. Nel testo del Parlamento europeo vengono citati esplicitamente i casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki e si esortano le autorità egiziane a collaborare con la giustizia italiana sul caso Regeni e a scarcerare immediatamente Zaki.
Aspre critiche sono arrivate da parte egiziana alla risoluzione europea: “La risoluzione è inaccettabile perché include molte dichiarazioni inesatte sulla situazione dei diritti umani in Egitto e non è in armonia con il partenariato Ue-Egitto”, si legge in una nota della Camera dei Rappresentanti.
Intanto, in Italia, si sono chiuse le indagini della procura di Roma sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta nel 2016 in Egitto: ricordiamo che il suo corpo brutalizzato è stato trovato sul lato di una strada deserta alla periferia del Cairo, con evidenti segni di torture. Sotto accusa sono finiti quattro 007 egiziani, a cui viene contestato il reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio. A rischiare il processo sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. “Questo è un punto di partenza, ci sono voluti cinque anni”, ha dichiarato Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni. “I diritti umani non sono negoziabili con petrolio, armi e soldi. Vorremmo la stessa fermezza e abnegazione da parte di chi ci governa, affinché dimostrino che la giustizia non è barattabile”.
Come eastwest ha sottolineato in più occasioni, la politica estera di un Paese sviluppa interessi complessivi di un sistema Paesi, interessi che comprendono aspetti economici, politici e di sicurezza, ma anche valori. E dunque una riga va tirata, un paletto va piantato, per essere credibili, autorevoli, influenti. Se sono i servizi deviati (o peggio ancora, nemmeno deviati) di un Paese ad ammazzarti brutalmente un cittadino, un tuo giovane, è scritto sui nostri passaporti che lo Stato ha il compito di proteggerti e tutelarti, e dunque è moralmente e politicamente impossibile non condurre azioni forti e chiare a tutela dei nostri valori. Forse, era indispensabile portare il caso a livello di un’istituzione europea, che ha probabilmente l’indipendenza e quindi anche la capacità politica di condurre azioni convincenti in tema di diritti, così come ha la reputazione per bacchettare il Presidente francese, che passa dalla difesa drammatica dei nostri valori, quando parla di terrorismo di matrice islamica, alla realpolitik più inaccettabile, quando condecora il Presidente egiziano.
Anche in tema di diritti, dunque, l’Europa sembra la nostra unica speranza…